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Capitolo 1

Writer's picture: SharonSharon

Psiche


C'era una volta, in una favola, una ragazza dagli splendidi capelli arancioni, erano lunghi e riccioluti. Con paziente frustrazione cercava di legare la sua chioma in un'alta coda. Tempo del tutto sprecato. Un giorno gli dei esaudirono il suo desiderio e gli diedero un capello liscio. Era bella, molto bella e si sentiva finalmente serena. Ogni riccio è un capriccio, cosí le dicevano prima ma ora era tutto cambiato. Le persone la lodavano, pensavano che fosse una modella oppure l'ammiravano come si ammira un opera d'arte. Era come uno spettacolo che potevi osservare da lontano ma nessuno osava avvicinarsi. Neppure uno si inchinava vicino al palco per conoscerla. Avrebbe tanto desiderato un principe azzurro che le avesse, con dolcezza, proposto di prenderle la mano per seguirlo in una nuova e magica avventura.


Lei piangeva per questo motivo tutte le notti. Tutte le ore il suo cuore era colmo di speranza, come una bambina che si aspetta che l'impossibile accada, con un sorriso sulle labbra. Lei era cosí; ma alla sera, ahimé, il dolore la pervadeva. Fiumi di lacrime le sgorgavano dagli occhi ricoprendo di un mare salato le sue coperte e cadendo come rugiada sul pavimento.


Amata, lei desiderava essere amata. Fu cosí che sentì delle possenti braccia dolcemente coprirle le spalle. Sorpresa, ora aveva gli occhi languidi di una splendida gioia. Per tre notti consecutive visse questo prezioso momento. Gli anni passorono ma dentro di lei ora c'era la conferma che quelle tenere braccia l'avrebbero accolta e che lei avrebbe sperimentato la gioia sulla terra dei viventi. Amata e preziosa, cosí si sarebbe sentita.🙂


Amore


Lui era Amore, un Cupido di nome e di fatto. Ogni anno faceva un reso conto delle persone che aveva fatto innamorare e poi si guardava le mani, era come se sanguinassero oro. La gloria gli riempiva le mani, eppure l'ambrosia sembrava essere l'unico a capirlo.

Come poteva l'amore non aver toccato il cuore del suo messaggero? Triste e afflitto, Cupido toccava una delle sue frecce dorate, ponderando se doveva solamente pungersi per arrivare a toccare quella felicità che tanto apparteneva agli innamorati. Lui stesso ne aveva viste tante di storie e spesso aveva notato che l'aiuto che dava era solo una spinta verso dei sentimenti che già c'erano. Niente di piú. Era coraggio in una freccia.


Il cielo era azzurro limpido e il tiepore del sole gli scaldava il viso dalla finestra. Si sa, il sole bacia i belli. Una tale bellezza poteva andare sprecata? Si addormentó cosí il nostro Amore, scaldato dal sole, con le braccia sopra il tavolo e le lacrime sopra i suoi lavori.


Poteva essere amato? Cosí sperava nel suo cuore.

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