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Intrecciata alla luna - Dal libro Fiabe

Immagine del redattore: SharonSharon

Aggiornamento: 1 mag 2024

Lei era l’incarnazione della luna, pallida, di un color perlaceo, di un biondo brillante adornato da ciocche bianche. Labbra rosa chiaro, con occhi azzurri e limpidi come il cielo o l’acqua del fiume che scorre senza interruzione verso una meta migliore. Bella e irragiungibile.


Io, con i miei vestiti bianchi macchiati di lacrime nere, piangevo per un amore che non potevo avere. Lacrime che ormai erano visibili sul mio volto rigato da giorni.

Con una berretta nera e il mio modo di camminare a testa bassa, ricurvo in me stesso, pensavo di poter passare inosservato alla vita.

Quanto mi sbagliavo?


È la vita stessa a spronarci ad osservarci come uno specchio.

Mi ritrovai così riflesso in un magnifico quadro, situato in una vetrina di oggetti d’antiquariato.

Vi si scorgeva una figura d’uomo camminare per una lunga distesa tutto solo.

Terra e cielo.


Ad una seconda occhiata notai che un uccellino blu lo accompagnava ed un fiorellino giallo lo aspettava alla fine del suo percorso.


Ero davvero tutto solo nel mio dolore?


Quell’immagine mi diede conforto donandomi nuova speranza e ricordandomi che sono vivo.

Pensai a tutti quei compagni di vita che cercavano di incoraggiarmi durante la strada. Il mio cuore, allora ferito, non riusciva ad accettare tale calore, infatti si ergeva come un muro impenetrabile. Pensavo al tempo, che solo le mani di quella magica donna l’avrebbero scaldato, ma il destino aveva altro in serbo.



Ora, guardando indietro, trovai gratitudine per quei compagni. Li andai a trovare il giorno stesso e gli abbracciai piangendo. Fui accolto a braccia aperte ed il dolore scivolò un pò via,

dando spazio ad un sentimento positivo di accettazione e comprensione.


L’indomani, cercai di capire chi o cosa era il fiore giallo. Un tenero cagnolone venne da me, tutto allegro e coccolone. Lo accarezzai un po', fino a farmi condurre davanti ad una porta di legno massiccio, con una finestra rivolta verso il mondo esterno.


Il sole fece spazio alla pioggia.

Tutto infreddolito e stanco, feci suonare il campanello della casa.

Quale ironia mi ebbe in sorte quella sera:

fu la giovane donna della Luna ad aprire il portone.

Esterrefatto, compresi che qualcosa si celava sotto questa improbabile coincidenza.

Mi fece sedere a tavola e mi rifocillò, sotto lo sguardo protettore del suo tenero cane.

Finito il pasto e ancora un pò confuso ed inebriato dal vino, fece per accompagnarmi alla porta quando mi fermai di fronte alla foto di una bambina dai capelli color dell’ebano.

Sorrideva con le sue labbra fini e i dentini mancanti. Qualcosa crebbe dentro di me e venne fuori. Un dolore misto alla gioia.

Portai la mano davanti al viso ed iniziai a piangere, singhiozzando, reggendomi a stento, scivolai pian piano verso il pavimento.




Luna mi disse che era sua sorella, sposata ad un contadino per volontà dei loro genitori.

Mi disse anche che ella aveva sempre serbato nel suo cuore, uno spazio per il suo primo amore.


Entrambi comprendemmo la situazione.


Mi chiese se ero io colui che le aveva regalato un anello fatto da sottili filamenti di ramoscello. Annuì con uno sguardo malinconico.


Eravamo due sognatori. Solo che io, nel dolore del suo matrimonio, mi buttai a capofitto nel pensiero di qualcun’altra. Anche se non mi interessava davvero, e non sapevo che mi avrebbe condotto da lei. Christine invece, si era aggrappata all’amore per me, mantenendo il mio anello nella sofferenza di tutti questi anni. Nella speranza di vedermi eroico, su un cavallo bianco per venire a prenderla, a salvarla.


Venni in fine a scoprire che il marito la maltrattava, ma non potetti intervenire.

Era Christine ad essere chiamata ad abbracciare la forza che era in lei e comprendere che meritava di meglio. Il rispetto per se stessa doveva emergere e reclamare il suo posto.


La vita è una. Ci pone davanti delle scelte sulle quali dobbiamo ponderare e chiederci:

“Sto vivendo o sto sopravvivendo?”

Afferrando così le redini della nostra vita, cavalcando verso un futuro migliore.


Cosí facemmo. Artefici del nostro destino, il quale al tempo stesso era intrinseco a momenti divini e angeliche rivelazioni che ci infondevano coraggio.


La vita non è che un pugno di sabbia il quale con un soffio ci sfugge lontano.

Sii oggi ciò che desideri essere. Apprezza le persone al tuo fianco e sii grato, perché ogni cosa buona viene dal cielo. Possono esserci dei tempi da aspettare, degli incontri segnati dal destino, ma tu attendi e avvicinati con coraggio. Non temere di sbagliare: è cosí che si impara e si puó risollevare il prossimo. Impegnamoci a vivere una vita senza rimpianti.



---> Se la storia ti è piaciuta la puoi trovare, insieme ad altri racconti, nel mio libro di fiabe:

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